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venerdì 14 ottobre 2016

14-16 OTTOBRE 2016, AIA (Olanda), Processo alla Monsanto per crimini ambientali e violazione dei diritti umani.

Oggi inizia il processo alla multinazionale Monsanto per crimini ambientali e violazione dei diritti umani.

Nessuna notizia sui principali media italiani, questo ci deve far pensare.

Monsanto a processo per crimini ambientali e violazione dei diritti umani13 ottobre, 2016 Redazione A Sud

[di Matilde Carabellese per A Sud] A partire dal 14 e fino al 16 ottobre, si svolgeranno all’Aja due importanti iniziative: il Tribunale Monsanto e l’Assemblea dei Popoli. Il Tribunale Monsanto giudicherà i danni causati dall’azienda all’ambiente e le azioni compiute contro i diritti umani. Parallelamente, l’Assemblea dei Popoli riunirà associazioni e movimenti impegnati nella diffusione di un modello agricolo sano, sostenibile e democratico

Più della meta della popolazione mondiale vive in contesti urbani e la tendenza si consoliderà nei prossimi decenni. Lo sviluppo delle città e del fenomeno urbano non cambia la rilevanza degli spazi agricoli, anzi – in un certo senso – la aumenta. L’urbanizzazione non solo sottrae suoli all’agricoltura, ma comporta anche cambiamenti nelle abitudini alimentari, sempre più orientate verso il consumo di prodotti a elevato contenuto proteico (come carne, latte e i suoi derivati). In un mondo che ha bisogno di più cibo, la Terra è allora una risorsa da salvaguardare. Perché, se come affermava Feuerbach, siamo quello che mangiamo, è anche vero che il modello agricolo predominante, piegato alle logiche della globalizzazione economica, troppo spesso sacrifica la tutela del territorio e della salute alle ragioni economiche. Emissioni di gas serra, allevamenti intensivi, deforestazione e desertificazione, uso massiccio di pesticidi e di concimi chimici, caratterizzano l’agro- industria.

Uno dei principali protagonisti di questo modello produttivo è la multinazionale Monsanto. Con 21.000 dipendenti in 66 paesi e più di 2 miliardi di guadagno netto annuo, la Monsanto è un colosso nel mercato delle sementi e degli erbicidi e leader mondiale degli OGM. Recentemente è stata acquisita dal gruppo farmaceutico Bayer, dando vita alla più grande multinazionale al mondo dell’agrochimica, in grado di controllare il 29% del mercato dei semi e il 24% del mercato dei fitofarmaci. Questa fusione industriale desta non poche preoccupazioni sul futuro del settore agricolo, già dominato da un numero limitato di corporation che, a monte e a valle della produzione, condizionano la struttura produttiva globale e l’organizzazione territoriale di intere regioni del mondo. Com’è accaduto, per esempio, in America latina, che in 20 anni è diventata la fabbrica della soia OGM del mondo. Le conseguenze di questo modello agro-industriale sono ben visibili in Argentina, dove i danni causati alla salute e all’ambiente dai prodotti commercializzati da Monsanto sono enormi: secondo uno studio recente, 13,4 milioni di argentini (un terzo della popolazione totale) ha subìto gli effetti negativi del glifosato, l’erbicida alla base del pacchetto semi ed erbicidi OGM.

In realtà, il glifosato è uno dei pesticidi più diffuso al mondo, largamente utilizzato anche in Europa e Stati Uniti. L’anno scorso l’Oms lo aveva classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo”, facendo però un passo indietro a maggio, a seguito di un nuovo studio che ha ridimensionato la pericolosità di questa sostanza in relazione ai tumori. Resta un dato su cui è necessario riflettere: già dagli anni ’80 il glifosato è stato classificato come interferente endocrino, capace di influenzare la produzione di ormoni e causando danni all’apparato riproduttivo. Ma gli effetti del glifosato sulla salute andrebbero oltre. In Argentina, ad esempio, sono state evidenziate correlazioni tra l’aumento delle quantità di glifosato utilizzato in agricoltura e casi di malformazioni neo-natali. Da questo punto di vista, la Monsanto è tra i responsabili di un triste e diffuso fenomeno con impatti globali che la campagna italiana “Guardiane della Terra” in difesa dell’ambiente, della salute delle donne e della salute riproduttiva prova a contrastare attraverso attività di sensibilizzazione, partecipazione sociale e pressioni sulle istituzioni.

Proprio per contrastare le pratiche dell’impresa e gli effetti dei suoi prodotti, numerosissime e variegate iniziative e campagne hanno preso vita dalle comunità impattate in lotta e da organizzazioni sociali. Una mobilitazione che ha coinvolto anche l’Italia. Nel 2015, a seguito delle valutazioni iniziali dell’Oms sulla cancerogenicità del glifosato, il tavolo delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica ha lanciato la campagna “Stop Glifosato” per chiedere a Governo e Parlamento di vietarne l’uso nel nostro paese. Una prima vittoria è stata ottenuta ad agosto di quest’anno, un decreto del Ministero della Salute ha stabilito che, in via precauzionale, il glifosato non deve essere utilizzato nei luoghi frequentati dai bambini, come parchi pubblici e parchi giochi, oltre che nelle fasi di pre-raccolta in agricoltura. La legge è certamente un primo passo, ma ancora insufficiente se pensiamo che proprio l’Italia è uno dei maggiori consumatori di glifosato. Il provvedimento italiano, inoltre, è in contro-tendenza con la posizione ufficiale dell’Europa che, a seguito di un dibattito animato e da molti ritenuto poco trasparente e influenzato dalle lobby industriali, ha rinnovato l’autorizzazione ad utilizzare il glifosato nel vecchio continente.

Sulla scia delle mobilitazioni che negli ultimi 20 anni si sono sviluppate in giro per il mondo contro la multinazionale, è stato costituito il Tribunale Monsanto, un’iniziativa della società civile, per identificare e dare visibilità alle responsabilità dell’impresa in materia di salute degli esseri umani e sicurezza del Pianeta. I giudici prenderanno in considerazione le azioni della Monsanto in violazione del diritto alla salute, al cibo, ad un ambiente salubre. Si dibatterà, inoltre, anche sulla necessità di una riforma della legge internazionale che includa i reati contro l’ambiente. “Il Tribunale esaminerà l’opportunità di riformare lo Statuto di Roma che istituisce la Corte penale internazionale in vigore dal 2002, affinché sia incluso il crimine di Ecocidio e sia possibile perseguire le persone fisiche e morali sospettate d’aver commesso questo crimine”.

L’istituzione del Tribunale contro Monsanto è supportata da un’ampia coalizione di organizzazioni e coinvolge numerosi movimenti sociali. Il comitato promotore è composto da personalità internazionali provenienti dal mondo scientifico e dall’attivismo tra i quali spiccano Vandana Shiva, l’ex Rappresentante Speciale dei diritti alimentari dell’ONU Olivier De Schutter, la giornalista e autrice del documentario “Il mondo secondo Monsanto” Marie-Monique Robin, il biologo molecolare e tossicologo Giles-Eric Séralini, che ha dedicato le sue ricerche alla tossicità del GMO e degli erbicidi glifosati e Hans Herren del Millennium Institute.

L’iniziativa, ospitata dalla Corte Penale Internazionale, avrà luogo dal 14 al 16 ottobre 2016 all’Aja e sarà strutturata come un vero e proprio processo, con giudici avvocati e testimoni, utilizzando le procedure della Corte Penale Internazionale e i Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani come base giuridica. I giudici ascolteranno le opinioni degli esperti, degli avvocati e le testimonianze delle vittime dei prodotti chimici Monsanto.

Negli stessi giorni, sempre all’Aia, si terrà anche l’Assemblea dei Popoli, alla quale hanno aderito più di 800 organizzazioni e un centinaio di assemblee e tribunali popolari impegnati nella difesa dell’ambiente e del cibo. L’Assemblea dei Popoli, attraverso dibattiti e testimonianze audiovisive, si propone “di fare chiarezza sui crimini contro la natura e contro l’umanità perpetrati dalle grandi industrie chimiche e biotecnologiche”, ma anche di delineare “le azioni necessarie per un futuro basato sul diritto degli agricoltori di conservare e scambiare i semi, sull’autodeterminazione della nostra alimentazione, sull’agro-ecologia, sui diritti dei consumatori e dei lavoratori del settore, sui nostri beni comuni e sull’economia della condivisione, sui diritti della natura e la democrazia della terra”.

Pur non avendo valore legale, quello che sta avvenendo in questi giorni all’Aja è, per molti versi, un “processo esemplare”. Sul piano simbolico, rappresenta il tentativo di sottoporre all’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica le responsabilità materiali e il potere delle lobby del agro-industria. Sul versante pratico, il pronunciamento potrà fornire una base giuridica ad altre comunità colpite da crimini analoghi e in lotta contro compagnie come Monsanto.

Per saperne di più sul tribunale: www.monsanto-tribunal.org
E sull’assemblea: www.peoplesassembly.net
Segui le sessioni in diretta qui.

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